Medici di famiglia, ecco come funzionerà la diagnostica in studio
Arriva la diagnostica negli studi dei medici di famiglia. A fine luglio 2022 il
ministro Roberto Speranza ha firmato il decreto attuativo delle misure della
Manovra 2020. Con una sorpresa: se nel 2019 la legge poneva in capo alle sole
Asl acquisto e fornitura degli strumenti, stavolta si ammette che il singolo
medico possa mettere a disposizione la propria apparecchiatura.
Per il Segretario Generale Fimmg Silvestro Scotti ora è essenziale evitare
ritardi. Le regioni non devono pensare: prima le case di comunità poi il
potenziamento degli studi dei Mmg, ma devono subito potenziare gli studi «con
strumenti di prima diagnostica, rete e telemedicina per garantire un'assistenza
di prossimità adeguata evitando di accrescere le diseguaglianze territoriali».
«La diagnostica in studio è un passo indispensabile. I nostri studi, dove spesso
di tecnologico c'è solo il pc, sono obsoleti rispetto a quelli di altri paesi
europei» dice il vicesegretario Fimmg Fiorenzo Corti. «In primo luogo, servono
accordi integrativi regionali adeguati. Quelli intervenuti negli ultimi mesi
hanno a riferimento la convenzione 2016-18 e dipendono da una vecchia normativa.
Anche se in alcune realtà si contempla l'istituzione di case di comunità, per
l'attività dei medici di famiglia nelle "case" serve una nuova convenzione
nazionale 2019-21, un passaggio amministrativo formale da cui deriveranno le
nuove intese regionali». «Nel frattempo - continua, Corti-bisognerà identificare
gli studi delle attuali medicine di gruppo quali "spoke" delle case di comunità:
non tutto si potrà fare nelle "case", né si può pensare di sacrificare l'attuale
capillarità dei nostri studi. In parallelo, urge una scommessa sulla
disponibilità di personale in studio per rispondere alle attività legate alla
strumentazione. Serve chi posiziona gli elettrodi o fa soffiare il paziente nel
tubo: in ospedale queste cose le fa il personale sanitario ma in studio non si
può pensare che il medico non abbia supporti. Occorre un processo di formazione
imponente per medici e sanitari». Ulteriore scommessa, dopo capillarità
dell'offerta, acquisizione di personale e formazione, è sugli apparecchi
«Accanto a holter ed altri strumenti già disponibili da tempo nelle farmacie (e
che non si vede per quale motivo il medico di famiglia non sia incentivato ad
usare già ora), c'è il capitolo della telemedicina ancora da disegnare ma
ineludibile. Inoltre, una parte di dispositivi -ad esempio pulsossimetri e
bilance, utilizzabili a casa del paziente nell'ambito dell'assistenza
domiciliare- va resa disponibile ora in una sede ora in un'altra. In alcune Asl
saranno le centrali ospedaliero-territoriali del distretto a curare la
distribuzione, in altre potrebbero farsi avanti forme organizzative della
medicina generale, come le cooperative di servizio. Serve un assetto legislativo
in grado di regolare l'organizzazione privilegiando i canali più funzionali». In
ogni caso, per Corti, «non si può pensare che finisca tutto installando
strumenti e medico nelle sedi».
fonte: doctor33 inserito il 06 settembre 2022 Tweet